1946,
collage su masonite,
60 x 70 cm
Milano,
Istituto Nazionale Ferruccio Parri
Gruppo di partigiani in appostamento (Biellese)
Attività partigiana
nell’Italia del Nord
attacchi: 5886
rastrellamenti: 137
sabotaggi: 4511
Vita partigiana
“[…] in quel momento ci sentimmo tutti e tre assolutamente felici. E ce lo dicemmo, tra timidi e stupiti. A guardar le cose oggettivamente, non c’era davvero nessuna ragione di felicità. Ma è proprio quel che ci permette di vivere questo zampillar di gioia improvvisa che non ha radici in nulla di esterno, ma semplicemente in noi. Ed è tanto più vivo, quanto più la vita è intensa: gli attimi di serenità più perfetta – appagamento, compiutezza, armonia – li ho provati proprio nel momento di maggior pericolo”. Ada Gobetti, Diario partigiano
Felicità e pericolo: la felicità di un matrimonio celebrato alla macchia – immortalato nelle tre istantanee sotto – il pericolo dei rastrellamenti in cui probabilmente perse la vita il cane Dik, o quello corso durante le azioni di perlustrazione e sabotaggio.
Eugenio Tomiolo,
Dik morto sull’aia,
1943, inchiostro di seppia su carta,
22 x 26,5 cm
Eugenio Tomiolo (1911-2003) , pittore e incisore, dedica una serie di acqueforti al tema della Resistenza. Un altro soggetto che attraversa l’itinerario espressivo dell’artista è quello degli animali, la cui sofferenza, trasformata in metafora del dolore provocato dalla dittatura e dalla guerra, è raffigurata anche dagli autori del movimento di Corrente, ai quali il pittore è vicino: e così il cane Dik, ucciso e disteso accanto ai partigiani sull’aia di una cascina, diventa nell’immagine di Tomiolo testimone inconsapevole di una violenza che non ha risparmiato neanche i più innocenti.
Percorsi tematici
“Patria significa libertà e giustizia per i Popoli del Mondo”
Le tre immagini sopra costituiscono tre scatti unici nel loro genere: si tratta di tre istantanee di un matrimonio partigiano, celebrato in clandestinità – forse al castello di Mongivetto, presso Cerrione. Le immagini sono tratte da provini conservati nell’album “10 mesi nel Biellese”.
L’autore è Eugenio Bonvicini (alias Tenente Carmagnola), membro della Missione Bamon alleata paracadutata nel Biellese la notte tra 20 e 21 agosto 1944. Della Bamon fanno parte anche Lionello Santi, Giorgio Marincola, Gabriele Ricci e Sergio Angeloni. Con loro, sul volo per il Nord, c’era anche Edgardo Sogno.
Peculiare, nella Resistenza italiana, la figura di Giorgio Marincola (Mercurio) – partigiano nato a Mogadiscio nel 1923 da papà italiano e mamma somala. Eccolo ritratto in una foto con Bonvicini. La storia di Giorgio Marincola, è esemplificativa di un aspetto poco considerato della Resistenza europea.
Spesso le singole Resistenze nazionali sono raccontate come monadi a sé stanti, quasi indipendenti l’una dall’altra. In realtà la guerra causò straordinari movimenti di persone a livello globale: ciascuno scelse di combattere il nazifascismo nel luogo in cui era possibile, spesso lontano da casa. La Resistenza europea ebbe quindi caratteri multinazionali, multietnici e multiculturali.
Il messaggio è esplicito nelle trasmissioni di Radio Libertà, implicito nel racconto di Mario De Micheli sulla canzone “Quando il grano maturò”, insegnata dal giovane Ibrahim Kodra nei giorni dell’insurrezione di Milano.
Detto questo, Marincola era italiano a tutti gli effetti. In Calabria con sua sorella Isabella dall’età di tre anni, nel 1933 si trasferisce a Roma dove frequenta il Ginnasio. Pilo Albertelli è suo professsore. Nel 1943 entra nel PdA: partecipa alla Resistenza nel Lazio prima di prendere parte alla Missione Bamon.
Catturato, è costretto a parlare all’emittente collaborazionista Radio Baita, attiva nel Biellese. Secondo la testimonianza di Bonvicini, alla domanda perché un italo-somalo combatte con gli inglesi risponde: “Sento la patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi sulla carta geografica… La patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i Popoli del Mondo. Per questo combatto gli oppressori”
Marincola, è ucciso in uno degli ultimi scontri a fuoco tra partigiani e nazifascisti, a Stramentizzo il 4 maggio 1945. Gli è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare. La sua storia è raccontata nel volume “Razza partigiana”.