1946,
collage su masonite,
60 x 70 cm
Milano,
Istituto Nazionale Ferruccio Parri
I cadaveri di Mussolini, Petacci e gerarchi fascisti in piazza Loreto
L’ultima lettera
L’ultima piazza
L’ultima folla per Mussolini
Mussolini
“Non si affrontano con gigli le armi dell’oppressore” Benito Mussolini
La metafora di Gibbo, creata da Zancanaro dal 1937 per rappresentare il dittatore, si tramuta per tutti gli italiani – con la guerra di pochi anni dopo – in lutti, fame, paura.
L’epilogo dell’uomo trova ragione nelle parole sopra, scritte dal capo al potere.
Un biglietto spiegazzato contiene le parole del duce sconfitto. Le ultime.
Tono Zancanaro,
Il Gibbo,
1955,
penna su carta,
23,5 x 32 cm.
Tono Zancanaro (1906-1985) matura negli anni trenta le proprie convinzioni antifasciste nell’ambiente universitario di Padova, venendo a contatto con intellettuali come Eugenio Curiel e Concetto Marchesi. L’artista realizza nel 1937 il primo di una lunga serie di disegni dedicati al Gibbo: dietro questo personaggio, dai tratti mostruosi segnati da un gonfiore molesto e insano, protagonista, insieme alla sua corte sguaiata e ridicola, di storie surreali e assurde, si celano una feroce raffigurazione dello stesso Mussolini e una evocazione, ironica quanto tragica, all’Italia dominata dal fascismo.
Percorsi tematici
L’ultimo scritto di Mussolini
“La 52ª Brigata Garibaldina mi ha catturato oggi venerdì 27 aprile sulla Piazza di Dongo. Il trattamento usatomi durante e dopo la cattura è stato corretto. Mussolini”.
Queste le parole che un Mussolini riluttante e corrucciato scrive a Giorgio Buffelli, comandante la Brigata regia della Guardia di Finanza di Dongo, tra le 19-19.30 del 27 aprile e le 02.00 circa del 28..
Tracce del biglietto sono presenti in altri documenti conservati all’archivio dell’Istituto Parri, in particolare una dichiarazione dell’Ufficio stralcio del Comando regionale Lombardo del CVL datata 10 dicembre 1945, con tanto di riproduzione fotografica (Infp, Viganò, b. 1, fasc. 9). Il pannello che esponiamo – contenente la riproduzione dello scritto – attesta, incontrovertibilmente, l’esistenza del documento e la sua disponibilità.
Del biglietto tuttavia si perdono le tracce sino alla morte di un’anziana signora nel 2001.
Il resto della vicenda, per chi fosse interessato, lo racconteremo nell’allestimento di “Milano libera”, appena possibile.
Migliaia di occhi a piazzale Loreto
Nel pannello selezionato, la sovrapposizione alla fotografia dell’ultimo scritto e degli elementi grafici costituiti dalle lettere portano quasi a nascondere i cadaveri di Mussolini, Petacci e dei gerarchi. Interessante, per la realizzazione, la scelta di non utilizzare le immagini dei cadaveri innalzati sulla travatura del distributore di benzina, né quelle dei corpi in primo piano. Immagini riprodotte in cartolina, la cui circolazione fu vietata dal prefetto Lombardi.
Ciò che colpisce, dell’immagine scelta, è l’assembramento della massa che preme per i più svariati motivi: non solo volontà di vilipendere, ma – probabilmente – anche macabra curiosità o volontà di accertare di persona le voci udite dal passa-parola. Di questa moltitudine di individui facevano parte un fotografo ed un cineoperatore. Certamente, le migliaia di persone presenti in piazza erano consapevoli di vivere un momento storico. Il fascismo era caduto.
(tratta da Infp, Cln Lombardia, sez. fot., s. 20)